Marianna Madia, raccomandata di ferro alla Pubblica amministrazione

Marianna Madia (PD area Renzi) occupa il Ministero per la Semplificazione e Pubblica Amministrazione.
Nata nel 1980, laureata in scienze politiche alla Sapienza, consegue un dottorato in Economia del lavoro. Sconosciuta ventisettenne e senza alcuna gavetta politica, nel 2008 Veltroni la inserisce come capolista nella circoscrizione Lazio per il PD. Risulta immediatamente eletta alla Camera.
In realtà la Madia, nota alle cronache “rosa” per aver avuto una relazione con Giulio Napolitano, figlio dell'attuale presidente della Repubblica, frequentava da tempo i vertici del PD, nel cui ambiente è una raccomandata di ferro.
E' infatti figlia del defunto giornalista Rai (Porta a Porta e Mixer) e attore Stefano Madia, già consigliere comunale a Roma con la "Lista Civica per Veltroni”. La parentela le vale una collaborazione professionale con Giovanni Minoli a Rai Educational. Non solo, a conclusione del percorso universitario, un altro suo nume tutelare in parlamento, Enrico Letta, la fa entrare all’Arel, Agenzia di ricerca e legislazione, promossa da Nino Andreatta. Successivamente avrà una poltrona nella segreteria tecnica del sottosegretario alla Presidenza Del Consiglio, durante il governo Prodi 2006-2008, quello in cui tra i quattro sottosegretari figura proprio Enrico Letta. Attualmente è anche tra i componenti del comitato di redazione a “Italianieuropei”, la fondazione di D’Alema.
Oggi è sposata con Mario Gianani, rampante fondatore della casa di produzione cinematografica Wildside nonché socio in affari di Fausto Brizzi, regista e fedelissimo renziano.
Altri elementi concorrono a determinare un simile trattamento di favore alla Madia.
La sua è una ricca famiglia di origine calabrese, con lontani precedenti “illustri” in parlamento. Ci si potrebbe ingenuamente chiedere, visto la sua vicinanza con i boss del PD: forse la giovane Marianna ha avuto in famiglia lontani deputati nel PCI, nel PDS, nei DS? Per nulla! Il suo antenato parlamentare, il bisnonno per l'esattezza, è Giovan Battista Madia, iscritto al PNF, nominato deputato fascista del regno da Mussolini e distintosi per essere uno dei principali sostenitori dell'ideologia fascista, e successivamente, dal 1953 al 1958, deputato del MSI con il fucilatore di partigiani Giorgio Almirante.
Non solo, i dirigenti del PD devono aver valutato anche un altro titolo di merito del pedigree della Madia, il fatto che lo zio, anch'egli di nome Giovan Battista Madia, è avvocato difensore di Clemente Mastella.
La rampolla Madia salta ai disonori della cronaca quando il 2 ottobre 2009, giorno fatidico della votazione sullo "scudo fiscale", quando dà una mano al neoduce Berlusconi, assentandosi dall'aula insieme ad altri 21 parlamentari PD. Il provvedimento passa per soli 20 voti. Si giustifica con la presidenza del gruppo PD alla Camera, avanzando il pretesto che in quelle ore era su un aereo diretto in Brasile per accertamenti clinici (sic!).
La sua formazione politica profondamente antipopolare risulta evidentissima quando parla del problema del precariato nel testo “Precari. Storie di un'Italia che lavora”, a prefazione della Camusso, nel quale espone teorie antioperaie riproposte nel DDL per il "Contratto unico d'inserimento formativo", di cui è prima firmataria. In esso la Madia caldeggia un periodo di ingresso pari a 36 mesi, tre anni, prima di raggiungere la stabilità, durante il quale l'impresa ha ampia facoltà di licenziare per motivi economici e/o organizzativi. Nel DDL Madia solo dopo i tre anni si ha il diritto all'applicazione piena del'art.18 dello "Statuto dei lavoratori".
Nel 2012, nonostante il suo comportamento in relazione alla votazione sullo “scudo fiscale” è ricandidata nel PD e torna alla Camera. Dopo le primarie è scelta da Renzi come responsabile lavoro nella nuova segreteria, dove si occupa del famigerato “jobs act”.
Il primo obbiettivo, lo minaccia lei stessa, è la controriforma della pubblica amministrazione, i cui micidiali contenuti, ne siamo certi, andranno principalmente a colpire i precari e i lavoratori tutti degli enti pubblici statali.

5 marzo 2014